Vi sono nella medesima chiesa all’entrare due depositi antichi assai belli di marmo con figure di bassorilievo (L'archivio a casa 7)
La sera del 23 marzo 1732, dopo 10 ore di viaggio, due periti inviati dall’abate Bernardo Guadagni raggiungono Pisa da Firenze per valutare lo stato degli edifici dell’antico Monastero di San Zeno. Era allora consuetudine assegnare i proventi delle dotazioni delle comunità religiose ad abati “commendatari”, a patto che questi ne mantenessero in vita l’attività e le strutture. E il Guadagni, dopo averne ottenuta la “commenda” vuol sapere come vadano le cose in quella che era stata una ricchissima badia benedettina situata proprio nei pressi della Porta detta Monetaria, entro le mura della città di Pisa.
Giovanni Donati e Bartolomeo Postini, dopo essersi riposati dal lungo viaggio, la mattina del 24 vengono introdotti dall’ortolano del luogo all’interno del recinto. Ma la delusione è cocente e trapela dalla scarna relazione della loro visita perché in chiesa rimangono il solo altare, sorretto da una pila di mattoni, e la scultura del santo che più di un secolo prima vi aveva collocato Cappone Capponi, altro abate commendatario. In sacrestia piove e gli arredi sacri che vi sono riposti risultano essere “più tosto umidi che asciutti”. La casa del vicario, situata al fianco della chiesa è anch’essa “in malissimo stato” e ha bisogno di “gran risarcimento”.
Unica nota positiva, i periti rilevano la presenza di tre dei cinque sarcofagi “antichi assai belli di marmo con figure di bassorilievo” che nel corso dell’Ottocento verranno prelevati dalla chiesa di San Zeno per arricchire le collezioni di sculture romane del Camposanto di piazza dei Miracoli, dove li possiamo ancora ammirare.
Il dì 23 marzo 1731 ab incarnatione assieme col Signor Bartolomeo Postini ci partimmo di Firenze a ore 12 e arrivammo in Pisa la sera di detto giorno a ore 22.
La Mattina de 24 si andò insieme col detto Signor Postini et il sottoscritto Giovanni Donati a far intendere al Curato, o Vicario che sia, della Abbadia di San Zeno che il giorno si sarebbe fatta una visita alla Chiesa e Canonica di San Zeno [...] il quale ci disse che l’Ortolano aveva le chiavi e ci poteva mostrare ogni cosa.
La Chiesa di San Zeno è posta in Pisa dietro la Chiesa di Santa Caterina, in mezzo a diversi orti di ragione di detta Chiesa; non ha altro che l’Altar Maggiore dietro del quale, sopra una Colonna, è una statua di marmo del detto santo. Non fu poco che si trovò accesa la lampa[d]a e il secondo gradino dell’Altare retto con alcune masse di mezzane che parve indecente.
Avanti si entri in detta chiesa vi è un ingresso o piazzetta [...]; accanto alla chiesa vi è la casa per l’abitazione del Vicario la quale consiste in tre stanze da basso e cinque stanze di sopra, con colombaia et un poco d’orto ricinto di mura rimpetto alla porta di detta chiesa.
Si è trovato le suddette stanze per il Vicario in malissimo Stato e, particolarmente la prima camera piena di strame, mezzani dell’ortolano, [h]anno bisogno di gran risarcimento, effetto perché il presente Vicario non l’abita punto, dicendo aver la permissione d’abitare fuori di cura.
La sagrestia di detta chiesa sta a mano dritta nell’entrare. Si trovò questa che da una parte vi piove et è guasta la muraglia e la volta. In un armadio di noce si trovò gl’arredi sacri, molto bene non addensati e più tosto umidi che asciutti, et il pavimento di pianelle molto umido, che viene che in progresso di tempo i suddetti paramenti vadino in mal’ora, e si potrebbe rimediare con darli maggior aria et un vespaio al detto pavimento, per render sana la detta stanza.
Vi sono nella medesima chiesa all’entrare due depositi antichi assai belli di marmo con figure di bassorilievo et uno vicino all’altar maggiore d’un Abbate Camaldolense con lettere gottiche.
Vi è la pila dell’acqua santa di pietra o marmo, e sopra la porta vi è il coro sostenuto da colonne, nel quale vi s’entra per la casa del vicario da due stanzette mal all’ordine che riescono sopra la sacrestia, et ha similmente due campane assai buone [...].
Inutile dire quanto documenti come questo siano preziosi per svelare i segreti dell’arte e dell’architettura. Altro esempio è il disegno del medesimo monastero di San Zeno (di cui qui in alto il particolare della chiesa) fatto ricopiare da un originale quattrocentesco dall’abate Bartolomeo Niccolini, circa trent’anni dopo la perizia per il Guadagni. Il confronto con l'aspetto moderno della chiesa rivela la presenza di un campanile e dell'intonaco che copriva la tessitura della facciata, ora visibile.
per vedere tutto il disegno antico e la chiesa di San Zeno com'è oggi