Resta proibito il tirar neve nelle pubbliche Strade e Piazze di questa città (L'archivio a casa 10)
Il 5 gennaio del 1738 dall’Incarnazione di Cristo, ovvero il 1739 secondo il calcolo “moderno” dell’anno, i fiorentini giravano per le strade della loro città in compagnia della neve, un elemento all’apparenza lieto di quei giorni prima dell’epifania. La storia dei cambiamenti istituzionali si svolgeva dentro la grande storia del clima, che da almeno tre secoli attraversava una lunga congiuntura di rigore. Gli inverni erano freddi, molto più freddi di adesso, lunghi e appunto nevosi e così sarebbero rimasti ancora per buona parte dell’Ottocento, quando quella che sarebbe stata chiamata “piccola era glaciale” ebbe termine. In realtà quell’inverno chiudeva una parentesi climatica di relativa mitezza per il secolo, dopo il grande freddo del 1709 e prima di quello del 1739-1740 che fu estremamente crudo, tanto da esser considerato in assoluto uno dei più freddi e nevosi del secolo, capace di gelare il Tamigi per oltre un mese, e di stringere gran parte l’Europa nel gelo fino a marzo.
Forse la neve riportava a una dimensione tutta cittadina, esclusiva, l’animo dei fiorentini che da poco più di un anno si vedevano governati non più dai granduchi Medici, Giangastone era morto nel 1737, ma da un gruppo di ministri e funzionari del centro Europa, i Lorenesi appunto, che di fatto avevano ben poco a che vedere con la storia e la vita della città. Se in genere non amavano essere governati da chicchessia, i fiorentini meno ancora amavano i cambiamenti e gli stranieri, come questo gruppo numeroso di mezzi francesi e mezzi tedeschi che aveva preso posto nella loro città formando una corte quasi del tutto nuova.
Le vecchie magistrature, quelle delegate al mantenimento dell’ordine erano per la verità rimaste al loro posto. Quella degli Otto qui chiamata in causa aveva compiti generali di polizia civile e criminale, un proprio corpo di polizia, e il potere di deliberare e rendere esecutivi i propri provvedimenti. I bandi letti ad alta voce e affissi in luoghi particolari della città, quelli in genere più frequentati o importanti, erano il mezzo attraverso cui questi ordini venivano all’occorrenza resi noti. La pubblicazione ne sanciva inoltre l’immediata entrata in vigore, mentre i provvedimenti più importanti potevano essere scritti sulla pietra e divenire un vero e proprio piccolo monumento incastonato nella città. Gli Otto di Guardia, il principale tribunale di polizia della città, entrava e modificava le abitudini e i comportamenti quotidiani dei cittadini. Tirarsi palle di neve doveva essere allora, come oggi, divertente, ma nella giusta misura.
Qualcuno si poteva irritare, soprattutto se lo si voleva far arrabbiare più per davvero che per scherzo, e da lì potevano nascere discussioni e alterchi, zuffe e percorse, risse che non avevano più a che fare con il candore della neve ma con la provocazione e con la rabbia. Si entrava quindi nel campo dell’Ordine pubblico, il terreno degli Otto di Guardia e Balia, appunto. Il bando affisso nei luoghi soliti della città, interveniva presupponendo un abuso nel gioco dei lanci di neve, che nascondeva sotto il suo innocue candore inevitabili insidie.
PROIBIZIONE DI POTER TIRAR NEVE
Gli Spettabili Signori Otto di Guardia e Balia della Città di Firenze, considerando li molti sconcerti, che suol produrre l’abuso introdottosi in questa città in tempo di neve, di tirarla indiscretamente a tutti quelli che passano per le strade, e spesse volte in tal quantità, che apporta del danno, e dell’offesa, da che poi ne nascono delle risse, e delle contese e volendo provvedere a tal disordine.
Fanno pubblicamente bandire, e notificare a ogni e qualunque persona di qualsisia Stato, Grado e Condizione si sia, che resta proibito il tirar neve nelle pubbliche Strade e Piazze di questa città, sotto pena a chi contravverrà per ciascheduno e ciascheduna volta, della cattura ed altre afflittive e pecuniarie ad arbitrio del magistrato loro. Dichiarandosi, che rispetto alle pecuniarie e a danni che saranno fatti, saranno tenuti pagarli li Capi di famiglia, per i loro sottoposti nel caso che questi non possino pagarli del proprio, e restano incaricati gl’esecutori, ad in vigilare per l’osservanza del presente proclama, e tutto ecc mandantes ecc. Clemente Porrini cancelliere maggiore
Bandito per me Gaetano Casini pubblico banditore questo dì 5 gennaio 1738 ab incarnazione ne’ luoghi soliti di questa Città di Firenze
Si presupponeva che fossero soprattutto i ragazzi i protagonisti di queste schermaglie, ma il bando riguardava tutti, senza distinzione di età, di status, genere. Il provvedimento abbracciava tutta la rete urbana di Firenze, e stabiliva che i contravventori sarebbero incorsi nelle pene stabilite a discrezione (“arbitrio”) dei magistrati. Le colpe dei figli ricadevano sui capifamiglia, considerati responsabili dei giovani loro sottoposti. Si presupponeva infatti che soprattutto i giovani abusassero di questo divertimento e la loro negligenza sarebbe costata cara a chi, poco dotato di beni di fortuna, avesse dovuto soddisfare sanzioni pecuniarie e gli eventuali danni causati dagli eccessi di un gioco. La normativa quindi richiamava indirettamente anche a una delega del controllo sociale, invitando i padri o gli adulti a controllare i comportamenti della gioventù, anche nella forma all’apparenza innocua di scagliare palle di neve verso chi passasse inavvertitamente loro a tiro.
Per saperne di più:
L’interesse per la storia del clima ha il suo antesignano in E. Le Roy Ladurie, Histoire du climat depuis l'an mil, Paris, Flammarion, 1967. Sui nessi tra i contesti climatici e alcuni tratti del pensiero moderno si veda ora anche Ph. Blom, Il primo inverno. La piccola era glaciale e l’inizio della modernità europea (1570-1700), Venezia, Marsilio, 2018.
Antonelli, La magistratura degli Otto di Guardia a Firenze, in «Archivio Storico Italiano», vol. 112, 1954, pp. 3-39.
R. Ciabani, Le Leggi di pietra: bandi dei signori Otto di guardia e balia della città di Firenze, Firenze, Cantini edizioni d'arte, 1984.