Come venivano scritte le lettere nel Cinquecento?
Nel film del 1984, Non ci resta che piangere, Benigni e Triosi legano la lettera scritta al Savonarola alla zampa di una colomba. Ma le cose non andavano proprio così: c'era un sistema postale organizzato che permetteva di far giungere una lettera nel giro di pochi giorni da una città all'altra e anche all'estero.
Fino all’Ottocento la forma più diffusa per lo scambio epistolare è stato il plico, ossia un unico foglio piegato in due che fungeva sia da lettera che da busta.
Dopo la scrittura, il "bifolio" veniva ripiegato più volte su se stesso per ottenere un piccolo rettangolo, successivamente chiuso per mezzo di una bandella di carta sagomata a freccia chiamata nizza. Ricavata di frequente dal foglio stesso della lettera, nella quale veniva poi infilata attraverso un taglietto trasversale, la nizza veniva infine chiusa con un sigillo a secco in ceralacca (ma per questo ci sarà un'altra puntata).
Si scriveva poi l'indirizzo del destinatario, ahinoi, attraversando anche la nizza. Poi, per aprire il plico sigillato era necessario strappare la nizza e, con lei, anche l’indirizzo del destinatario se ne andava, per la disperazione degli archivisti di oggi.
Per vedere come si faceva.
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