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Barbolani di Montauto linea di Pierfrancesco di Giovanni (Famiglia)

Barbolani di Montauto linea di Pierfrancesco di Giovanni Ricerca Avanzata
1000 - 1788
Titoli Onorifici : Conti dell'Impero

Albero della famiglia Barbolani

I Barbolani di Montauto traggono origine dagli antichi conti dell’Impero e sono una delle rare famiglie di origine feudale in Toscana. Nel 1085 Rainero di Ardengo, signore di Galbino, viene ricordato come senatore della Repubblica aretina e uno dei dieci Buonomini della città, successivamente Bernardino di Bernardo Barbolani, con il suo testamento del 1104, lascia ai monaci di Camaldoli i castelli di Anghiari, Montorio e Caprese, mantenendo alla famiglia il castello di Galbino. Quando questo viene distrutto dagli aretini, nel 1178, ne viene ricostruito uno nuovo a Montauto, nel luogo preminente e inespugnabile dei Monti Rognosi da cui l’edificio svetta ancora oggi. Proprio nel castello di Montauto, san Francesco d’Assisi, nel corso di un suo viaggio verso la Verna, nel 1224 fa visita al conoscente Alberto di Guglielmo da Montauto e lascia in dono la sua veste alle donne del luogo.

Diplomi imperiali documentano i privilegi ottenuti e confermati ai conti Barbolani dagli imperatori Enrico VI, Federigo II, Ottone IV, Carlo IV, Carlo V, Ferdinando II.

Sono i figli di Giovanni di Lazzaro Barbolani e di Iacopa da Porciano a dare inizio ai tre rami principali della famiglia, quello di Tancredi (1422/26-ante 1471), quello di Niccolò (1430?-1503) e quello di Pierfrancesco (n. circa 1430).

Nel corso del Cinquecento Federigo di Antonio Barbolani (1513-1582), figlio cadetto di Antonio di Pierfrancesco e fratello del “Signorotto” fedelissimo dei Medici anche durante la rivolta repubblicana dei fiorentini del 1527, riesce a emancipare i suoi discendenti dai vincoli della successione feudale ‘longobarda’ per evitare la dispersione in mille rivoli del patrimonio familiare. Anch’egli stretto collaboratore del duca Cosimo de' Medici, persegue la riunione dei vari rami dei Barbolani di Montauto con un’oculata politica matrimoniale e, a partire dal 1560, alle pendici di Montauto costruisce un palazzo per i suoi discendenti, la Villa La Barbolana. Durante tutta la sua vita, riordina anche le altre proprietà familiari, fino ad allora suddivise nei mille rivoli della successione comitale, e crea un fidecommesso che ne garantisca il mantenimento anche per il futuro. Non riesce invece a ottenere un titolo nobiliare per il suo ramo che avrebbe permesso a lui e ai discendenti di godere di una rinnovata nobiltà cittadina.

Il ramo di Federigo ha termine con un suo omonimo discendente diretto, Federigo di Francesco (1743-1788) il cui patrimonio, una volta deceduto il figlio Ulisse (1785-1801), passa in larga parte ai discendenti della figlia Carlotta (1780-1845), e dunque nei Velluti Zati, in parte minore alla gemella Clarice (1780-1856) e con lei ai Mancini. e a Eleonora, moglie di un altro Barbolani, Ferdinando da Montauto.

Per saperne di più:

F. Barbolani, Storia del Castello di Montauto, in “Bollettino d’informazione Brigata Aretina Monumenti”, 43 (1986), pp. 16-21

Gian Paolo G. ScharfFideles di Camaldoli e cittadini di Arezzo: la famiglia dei proceres di Montauto/Galbino nel Duecento, in "Archivio Storico Italiano", 168 (2010), pp. 3-32

E. Insabato, R. Romanelli, Le carte Burali nell’archivio dei conti Barbolani di Montauto: un frammento di storia del patriziato aretino, Studi in ricordo di Tommaso Fanfani, Pacini Editore, Ospedaletto (Pisa) 2013, pp. 425-463