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Strozzi ramo di Filippo di Pagno (Famiglia)

Strozzi ramo di Filippo di Pagno Ricerca Avanzata
1300 - 1572

- Albero del ramo di Filippo di Pagno Strozzi

- I Documenti della famiglia

Gli Strozzi sono casata fiorentina di origini mercantili che prese nome da Strozza di Ubertino († 1303) e che ottenne grandi ricchezze. Dai figli e dai nipoti di Strozza presero avvio innumerevoli rami che a loro volta, nel giro di poche generazioni, si suddivisero ulteriormente.

Filippo di Pagno Strozzi († ante 1334), chiamato più volte al priorato delle arti di Firenze a partire dal 1306, sposò Biccia di Mariano Trinciavelli. Il figlio Giovanni, condottiero della cavalleria fiorentina, sposò Antonia Berti ed ebbe tre figli. Il terzogenito Leonardo fu priore delle arti a partire dal 1373 e podestà di Pescia nel 1375.

Uno dei figli di questi, Caroccio, fu ambasciatore fiorentino in Ungheria nel 1375 e padre di Benedetto, nel 1415 capitano del popolo di Pistoia e a sua volta padre di Francesco, presidente della Congregazione dei Buonomini nel 1441 e marito di Nannina Tedaldi. Il primogenito Zanobi fece testamento nel 1463 in favore dei nipoti, figli del fratello Ludovico che aveva sposato Marietta e che, con il figlio Zanobi, garantirono la discendenza alla famiglia.

Zanobi, sposando nel 1502 Oretta di Taddeo Gaddi, si legò ai potenti cognati Niccolò, Luigi, Giovanni e Sinibaldo, al servizio del papa e rappresentanti di quella aristocrazia fiorentina che, per quanto potè, cercò di contrastare il potere della famiglia Medici. I figli di Zanobi e Oretta, Ludovico e Taddeo, rimasti presti orfani di padre furono presi sotto l'ala protettrice degli zii Gaddi e impiegati negli uffici delle Marche e nelle aziende manifatturiere e bancarie di Roma e di Firenze. Furono anche in affari con i Capponi, legati in parentela attraverso la mamma Caterina di Alessandro Capponi.

Il matrimonio di Ludovico prima e di Taddeo dopo, con Camilla e Maria sorelle e figlie di Andrea Alamanni, non procurarono ai fratelli l'auspicato erede e tutto il loro patrimonio passò, per testamento di Taddeo, ai nipoti, figli del cognato Vincenzo Alamanni.